LA STORIA DEL PARCO

Alla scoperta della sicilianità, tra arti e natura

Jalari nasce da un sogno e cresce grazie alla perseveranza e alla costanza di trent'anni di lavoro delle famiglie Pietrini e Giorgianni.

Parco Museo Jalari, dove l’arte di Mariano si fonde con la natura e la visione ecologica di Salvatore, trasformando ogni passo in un viaggio unico tra emozioni, riflessioni e speranze.

Nel lontano 1973, Mariano Pietrini, artista di grande talento, e suo fratello Salvatore, esperto nell’agricoltura e nella costruzione, diedero il via a un progetto che avrebbe superato di gran lunga le loro iniziali aspettative. L’idea iniziale di costruire una modesta casa di campagna per trascorrere tranquilli weekend si trasformò in qualcosa di straordinario grazie al coinvolgimento attivo di entrambi i fratelli.

Salvatore, con la sua competenza in agricoltura e costruzione, si dedicò anima e corpo a un progetto ambizioso che si trasformò nel rinomato Parco Museo Jalari, uno dei parchi museali ed etnografici più importanti d’Italia. Ciò che iniziò come la costruzione di una casa si trasformò in un’opportunità unica di preservare la memoria storica e le tradizioni locali attraverso un parco straordinario.

Con una visione orientata alla sostenibilità, Salvatore e Mariano si impegnarono a promuovere un turismo consapevole e rispettoso della natura. Attraverso la piantumazione di migliaia di alberi in un terreno arido, dimostrarono al mondo che la vita può prosperare anche in ambienti considerati ostili. Il Parco Museo Jalari divenne una destinazione di richamo globale, accogliendo visitatori da ogni angolo del mondo e numerose scolaresche provenienti da tutta Italia.

L’intero progetto si sviluppò in armonia con l’ambiente circostante, utilizzando pietre estratte dalla terra per costruire sentieri, muretti ed edifici che si fondono perfettamente con il paesaggio. Mariano Pietrini, oltre a contribuire alla realizzazione del parco, si prodigò anche nella raccolta di 15000 reperti, che oggi compongono il museo del Parco Museo Jalari, arricchendo ulteriormente l’esperienza culturale dei visitatori.

Il nome stesso del luogo, “Jalari”, che significa “pietra luccicante” in arabo, sottolinea l’importanza di utilizzare le risorse locali in armonia con l’ambiente circostante. Il pensiero architettonico di Salvatore Pietrini promuove la riscoperta delle risorse della terra e la creazione di strutture ecocompatibili.

Il percorso attraverso il Parco Museo Jalari diventa ancora più straordinario grazie al contributo eccezionale di Mariano Pietrini. Egli non solo partecipa come artista, ma si distingue come scultore, pittore e scrittore, aggiungendo un tocco unico e profondo all’esperienza dei visitatori. Lungo i suggestivi viali del parco, Mariano ha scolpito oltre 3000 opere, creando un’autentica galleria all’aperto. Queste opere aggiungono un livello straordinario di espressione artistica al viaggio dei visitatori, trasportandoli da uno stato di “Confusione” verso il regno dei “Sogni”. Attraverso le sue sculture, dipinti e opere letterarie, Mariano non solo cattura l’attenzione visiva, ma trasmette profonde emozioni, stimola riflessioni e ispira speranze.

Il suo contributo rende il Parco Museo Jalari più di un semplice luogo fisico; diventa una filosofia di vita completa e coinvolgente. L’arte di Mariano Pietrini si fonde armoniosamente con l’ambiente circostante, trasformando il parco in un santuario di bellezza e ispirazione. I visitatori non solo osservano opere d’arte, ma si immergono in un mondo di significati, dando vita a una connessione profonda tra la natura, la storia e l’espressione umana. Attraverso la sua straordinaria dedizione e creatività, Mariano Pietrini trasforma il Parco Museo Jalari in un luogo dove l’arte diventa un mezzo potente per comunicare, un ponte tra il passato e il presente, un invito a esplorare la complessità della vita e delle emozioni. Il suo contributo rende il parco non solo un patrimonio culturale, ma un’autentica oasi di ispirazione e riflessione, arricchendo la vita di coloro che vi si immergono.

curiosità

I visitatori vengono inseriti in un atmosfera surreale dove il suono dell’acqua sgorgante dalle fontane si fonde con alla frescura del verde lungo i viali in “giacatu”. Jalari offre serenità, pace interiore, piccole distrazioni dimenticate nella corsa della vita di tutti i giorni.

In ogni bottega realizzata all’interno del percorso si è voluto esaltare non solo gli attrezzi, ma soprattutto gli artigiani che li hanno utilizzati.

Quasi tutte le insegne, scritte in dialetto barcellonese, sono dedicate all’uomo e non alla sua arte (“u sattu”, “u firraru”, “u spiritarti”).

i fondatori

Mariano Pietrini

Artista eclettico

12/03/1945 –  01/02/2017

Si diploma come geometra nel 1964 e successivamente nel 1970 si laurea in Economia e Commercio all’Università di Messina. Ha insegnato matematica applicata negli istituti tecnici della Provincia di Messina ed in pari tempo ha esercitato la libera professione di commercialista. È cresciuto in un quartiere fra i più antichi di Barcellona Pozzo dio Gotto, trascorrendo tutta la sua fanciullezza e giovinezza tra vie e viuzze a contatto con una miriade di botteghe artigianali. Ha militato per anni nelle squadre di calcio della propria città.

La sua vita è stata una continua corsa, giocando e studiando.

Scopri di più su www.marianopietrini.it

Le sue parole su Jalari

La sua famiglia ha svolto di generazione in generazione l’attività di commerciante di agrumi. Sposatosi nel 1973, ha una famiglia meravigliosa composta da tre figli: Ada, Veralisa e Nino, la moglie Gisella stupenda che gli è stata e gli è sempre vicina assecondandolo con un dialogo amorevole da sempre.

Nel campo artistico, autodidatta, assertore del principio che l’uomo ha delle potenzialità infinite quando s’immerge nella “Luce” per cui è stato creato concependo il concepibile.

Il suo percorso artistico è stato fondato sull’elaborazione di pensieri trasferiti successivamente nell’arte con l’invenzione di tecniche sfruttanti la tecnologia del momento.

Parlare di Mariano significa voler fermare lo scirocco infuocato della sua terra, si autodefinisce “Figlio del vento“, ciò che pensava, l’attimo successivo diventava realtà visiva. La sua visione creativa era rotativa dalla pittura tridimensionale a colore su colore, alla scultura, alla cartapesta, ai restauri di opere d’arte, all’allestimento di un ParcoMuseo, alla raccolta di quindicimila oggetti dell’etnografia. Tutto ciò che immaginava, realizzava. Parlare delle sue teorie è come immergersi in un fiume in tempesta, come voler fermare l’eco o come inseguire la “Luce” sulle onde nella Baia di Tindari.

Le principali intuizioni: “l’ordine nel disordine“, “l’equazione che l’errore non esiste“, “la legge sui contrasti“, “la teoria del bello“.

Lo studio sistematico sull’energia delle pietre e della natura etc. sono stati un suo impegno costante.

Ha avuto al suo attivo numerose mostre di pittura, scultura nazionali ed estere, libri già pubblicati

Chi era Mariano? Si può cogliere la sua multiforme creatività visitando il ParcoMuseo Jalari. Un percorso mistico, filosofico, artistico, energetico, che Egli suoleva definire “La montagna parlante, la Piramide di Luce del terzo millennio“, per visitarlo si impiega al primo impatto circa tre ore, ma chi entra in questa stupenda, meravigliosa realtà, ne rimane affascinato per sempre. Il ParcoMuseo Jalari è opera di Mariano e del fratelloSalvatore, eminente artista, creatore di tutte le architetture del mondo di Jalari. Di solito Mariano, parlando del fratello Salvatore diceva che “comunemente dal niente non si concepisce niente, nelle mani di Salvatore anche il niente diventa opera d’arte”. Ma Jalari è la creazione eccelsa di una famiglia, poiché sono coinvolti in venticinque, figli, nipoti, figli dei figli, ed è una grande scuola creativa e di pensiero, dove ruotano settanta giovani ed è sempre in continua evoluzione.

Cosa dire di Mariano, della montagna parlante, del sogno dei sogni? Egli amava la sua terra che con la forza e la passione dei suoi vulcani, si immerge nei tramonti infuocati sulla Baia di Tindari per dare “Luce” alla sua essenza. Rinasce, riscopre la forza del Guerriero per continuare a creare, dialogare con il bello, con le pietre, con l’eco.

Le pietre parlanti di Jalari, infinite, provenienti dai torrenti dei Nebrodi e Peloritani, suole dire che sono la minima parte della potenzialità della forza

creativa di un uomo quando s’immerge nella “Luce”, per cui siamo stati creati, danno la dimensione dell’uomo creativo di nome Mariano.

Salvatore Pietrini

Agricoltore, Imprenditore, Architetto

Nato a Barcellona Pozzo di Gotto il 14 gennaio 1943, è cresciuto in aiutando già da ragazzo la famiglia di commercianti di agrumi da generazioni, con a capo il padre e la madre.

I numerosi viaggi come commerciante di agrumi in tutta la Sicilia e la Calabria, per acquistare prodotti in vendita nel resto d’Italia, gli hanno permesso di acquisire una visione libera della vita, ricca di valori e di rispetto altrui, e una profonda conoscenza dell’animo umano.
Dal 1992, insieme ai  familiari, gestisce il parco e le strutture adiacenti, che includono anche AgriBio Jalari, un agriturismo che basa la sua produzione di agrumi biologici siciliani attenendosi ai concetti di un’agricoltura sana e rispettosa della  natura.

Scopri di più su www.agribiojalari.it

Le sue parole su Jalari

Viaggiando ho rincontrato parecchi amici e compagni di infanzia a suo tempo costretti a scappare con la famosa “valigia con i lacci” per trovare fortuna altrove. In quasi tutti ho letto negli occhi l’amarezza malinconica che si porta dentro l’emigrante.

Spesso mi chiedo, “Come mai questa terra tanto decantata da poeti e scrittori e invasa da decine di popoli diversi che hanno lasciato la loro memoria storica attingendo nel contempo da quest’isola meravigliose risorse, non riesce a dare le giuste risposte ai figli del terzo millennio che continuano ancora oggi a scappare? Persino nel campo dell’istruzione oggi c’è la tendenza a frequentare le università del nord.” Le risposte a questi “perché” le ho scoperte grazie al magico mondo di “Jalari”, dialogando con centinaia di artigiani (veri maestri del mondo del fare) e con decine di persone di ogni classe sociale (dai cultori del fare a quelli del filosofeggiare).

Il Parco mi ha dato la possibilità di partecipare a decine di convegni sulla sicilianità, nei quali sento parlare di storia siciliana, di vittimismo e di grandi valori (fantasia…) e quasi mai si parla dei difetti che ci portiamo dentro da sempre. Uno dei grossi difetti, a mio avviso, è il servilismo, noi non siamo più capaci di chiedere per diritto, ma attraverso la “raccomandazione”, ingigantendo coloro che occupano fino alla vecchiaia una poltrona di comando, per lasciarla ai propri figli (tutti intelligenti) e ai figli dei figli… (i figli sono tutti uguali). Chi non si accoda al sistema, viene schiacciato ed è costretto a cercare alternative altrove. Uno dei motti del Parco Museo “Jalari” è “Siciliano, vuoi il cambiamento? Comincia a chiedere da uomo libero, non aspettare dietro una porta chiusa, al di là della quale un “signore” ti lascia fare l’anticamera!”

Fattivamente il Parco Museo “Jalari”, nasce dall’unione di due famiglie (Pietrini e Giorgianni) che pur facendo attività diverse, nel corso di trent’anni hanno unito le loro forze nel desiderio di realizzare un sogno comune. L’idea del Parco Museo etnografico viene da mio fratello Mariano che già nel 1972 aveva scritto il suo primo libro “Qualcosa che va scomparendo…” e raccolto svariati reperti degli antichi mestieri artigianali. Il suo desiderio era quello di far rivivere la memoria storica dei nostri maestri artigiani. Negli anni, nella reciproca collaborazione, lui con le sue migliaia di sculture, io con l’ideazione di architetture ispirate al mondo della fantasia e delle culture storiche che per anni hanno dominato la Sicilia, abbiamo realizzato un luogo d’impareggiabile bellezza, dove arte, storia, cultura, etnografia si mescolano in perfetta armonia con la natura. Non mi voglio dilungare oltre perché potrei sembrare di parte, vorrei lasciare liberi i visitatori di giudicare e testare di persona l’emozione di percorrere i viali di Jalari.

Un giorno chiesi ad una signora (una mamma come tante altre): “Come mai è venuta al Parco?” Mi rispose: “Sono venuta già sette volte e continuo a venire, perché qui è il Paradiso e, quando ne ho possibilità porto amici e conoscenti”.

Essendo consapevoli che non possiamo fare retromarcia, è necessario trovare degli espedienti per convivere con le nuove realtà senza farci schiacciare. Per poter competere bisogna mirare su ciò che il suddetto sistema non può dare. Ad esempio, grazie al clima mite, la Sicilia può fare turismo 360 giorni l’anno. Abbinando storia, cultura, etnografia, odori e sapori, clima mite, è possibile invertire la rotta di pensiero verso un turismo libero.

I posti letto vanno cercati nelle migliaia di case abbandonate delle nostre colline e nei paesi montani ricchi di storia, di beni culturali, luoghi naturali che ci regalano meravigliosi panorami, aria pulita, alimentazione sana a stretto contatto con la natura. Il turista deve trovare la bellezza della semplicità, ed è importante far capire ai giovani, che saranno artefici del cambiamento, i valori e il rispetto delle cose che ci appartengono.

Un’altra fetta di economia la possiamo trovare nell’agricoltura biologica che appartiene alla nostra cultura e ci dà prodotti assolati, che fanno la differenza di gusto e qualità organolettiche e che non vengono distrutte dalla chimica. E’ possibile inventarci una commercializzazione alternativa, per scavalcare le reti delle filiere agroalimentari e puntare sul diretto contatto tra il produttore e il consumatore garantendo la freschezza del prodotto. Oggi bisogna sfruttare in tal senso le nuove tecnologie, le associazioni dei consumatori, infatti, hanno ormai quasi tutte un sito web che ci offre la possibilità di interagire direttamente con i possibili clienti. Mangiare bene sta diventando sempre più un’esigenza per la difesa del nostro sistema immunitario. Tutto questo non è utopia, l’azienda agricola “Jalari” già lo fa da anni. Il Parco Museo “Jalari” è un esempio di cambiamento, dove da un pietraio (chiamato rospo secco per la sua proverbiale siccità), è sorta, attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali, un’oasi di pace, di bellezza in perfetta armonia con il paesaggio. Oggi la continuità del nostro pensiero, basato principalmente sulla libertà, è affidato ai nostri figli, ai quali abbiamo dato il compito e la responsabilità di gestire con il cuore e la mente quanto noi abbiamo realizzato per anni con il sudore e con la forza vincente dell’amore. Voglio augurare a loro di crescere uniti come lo siamo stati noi.