Percorriamo adesso il Viale del Dolore e della Speranza, gli opposti si completano, dal dolore scaturisce la Speranza, senza la quale sarebbe impossibile sopportare qualunque sofferenza, la Speranza d’altro canto non avrebbe nessun valore se non ci fosse il dolore.
Per secoli l’umanità è stata attraversata da profondi dolori, di cui ovviamente le guerre sembrano essere le madri ideali. I primi simboli che incontriamo sono I Faraglioni di Ulisse, eroe cantato da Omero nell’Odissea e ci ritroviamo a parlare nuovamente della cultura Greca. Ulisse soffriva, lontano dalla sua terra e dalla sua adorata sposa e tra le mille avventure del suo lungo peregrinare, ricordiamo l’incontro con Polifemo: dopo una furiosa tempesta scatenata da Nettuno, Ulisse si ritrovò nelle splendide coste della Sicilia. Affascinato dai luoghi, si sentiva finalmente al sicuro, ma si rifugiò, insieme ai suoi compagni, nella grotta di Polifemo, uno dei Ciclopi che vivevano in quest’isola. Infuriatosi per l’intrusione di questi piccoli stranieri, il gigante decise che Ulisse e il suo piccolo esercito sarebbero stati ingredienti di un pasto succulento, ma fu ingannato dall’Eroe che gli fece assaggiare del vino, col quale il Ciclope si ubriacò, cadendo in un sonno profondo, Ulisse approfittando della situazione, accecò l’unico occhio di Polifemo e fuggì con i compagni sopravvissuti. Svegliandosi Polifemo si accorse del tranello e insieme ai suoi fratelli Ciclopi lanciò dei grossi sassi verso Ulisse che ormai si trovava nel largo del Mediterraneo, i sassi rimasero lì, di fronte ad Acitrezza, denominati ancora oggi “Faraglioni di Ulisse”. Al Parco Jalari, i faraglioni sono tre simboli ancora una volta di personaggi mitologici: Teti (la Ninfa madre di Achille, che per preservare il figlio dal dolore della morte, lo immerse nel fiume Stige, ma lasciò fuori il tallone che risultò l’unica parte vulnerabile di Achille), La Vela (che rappresenta le antiche navi da guerra) e Il Mare
La prossima scultura che incontriamo è La Violenza: dai tratti del volto di questa donna si nota la profonda sofferenza per la violenza subita, è il ricordo di una donna, i cui figli sono stati uccisi dalla mafia.
Una donna che abbraccia una pietra è il Dramma della guerra, scolpita durante la guerra del golfo nel 1990, rappresenta l’immagine di una madre che vorrebbe difendere la propria terra devastata dalla crudeltà.
Ettore, Agamennone e Menelao, le successive maschere, rappresentano i tre valorosi eroi della guerra di Troia, uomini che combatterono per ideali, ma che diedero e subirono dolore.